Il duello

Poche persone sono informate del fatto che l'Italia è stata per molti secoli la culla della scherma europea, e in particolare la nostra regione è stata per lungo tempo la sede delle scuole d'armi di gran lunga più prestigiose del continente.
Le illustrazioni e i testi che risalgono ai secoli a cavallo dell'anno mille, in Italia come nel resto del nostro continente, ci mostrano soprattutto combattimenti in armatura e potenti colpi di taglio.
Nel Duecento, troviamo un maggior numero di documenti che ci informano più specificamente sullo stato della scienza schermistica e delle scuole di scherma, ad esempio nel "Tristano Riccardiano" troviamo l'allenamento schermistico con armi di legno, ricordato più e più volte come attività quotidiana dei giovani scudieri e cavalieri.
In Italia l'addestramento marziale probabilmente non è mai stato ristretto del tutto alla classe nobiliare come nel resto d'Europa. Lo stesso si può dire anche per la pratica del torneo e di altri esercizi militari affini, eccetto che per la quintana, che in genere era permessa alle classi popolari anche nel resto del continente.
Abbiamo testimonianza di diverse "societas", una sorta di "associazioni" del tempo, dedite all'addestramento dei giovani all'uso delle armi, sia a piedi che a cavallo, in molte città-stato della Lombardia, della Toscana e dell'Emilia, con nomi come Società dei Forti, dei Gagliardi, della Spada, della Lancia, della Tavola Rotonda ecc.
Ma la prima testimonianza che abbiamo sull'esistenza di maestri di scherma veri e propri non è collegata a tali gruppi, bensì alla nobiltà.
Va detto che in questo secolo la scuola d'armi tedesca godeva di un periodo di grande splendore, ed è infatti in questo secolo che cominciano ad apparire i primi trattati di scherma del Medio Evo che sono giunti fino a noi, e che risultano essere, appunto, di ambiente tedesco.
Sin dal XIII secolo è noto che la Scuola Bolognese era ben conosciuta ed apprezzata in tutta Europa.
Nel secolo successivo troviamo i primi nomi di maestri che insegnavano a Bologna: Maestro Rosolino, Maestro Francesco, Maestro Nerio.
Nel 1410 il vecchio Maestro Fiore dei Liberi, nato a Cividale, in Friuli, ma che viveva e insegnava a Ferrara, dopo una vita avventurosa trascorsa tra guerre e apprendimento della scherma sia da Maestri italiani sia da Maestri Tedeschi, su insistenza del proprio signore, scrisse il suo libro, il più antico trattato italiano di scherma giunto fino a noi, il " Flos Duellatorum ".
Il trattato seguente di cui disponiamo è quello di Maestro Filippo Vadi, pisano, scritto per il Duca Guidobaldo da Montefeltro tra il 1482 e il 1487, il " De Arte Gladiatoria Dimicandi ".
Sempre nel secolo XV la Scuola Bolognese espresse la figura di Maestro Filippo (o Lippo) di Bartolomeo Dardi. Abbiamo notizia di lui e della sua scuola fin dal 1413. Oltre che essere maestro di scherma questo eclettico personaggio era Astrologo (e quindi anche Astronomo, visto che all'epoca le due professioni coincidevano), Matematico, e a partire dall'anno 1434 fu anche Professore di Geometria all' Università di Bologna. Suo erede fu Guido Antonio di Luca, rinomato maestro di scherma, "dalla cui scuola uscirono più guerrieri che dal cavallo di Troia", insegnò a combattere, per esempio, al famoso condottiero Giovanni dalle Bande Nere e al più famoso Maestro Italiano del Rinascimento, il bolognese Achille Marozzo.
Achille Marozzo, insegnò scherma a Bologna e scrisse un trattato, l' "Opera Nova", che sarebbe stato ristampato numerose volte nel corso del XVI secolo e sarebbe diventato il simbolo della Scuola Italiana del primo Cinquecento.
Circa nello stesso periodo scriveva anche il bolognese Antonio Manciolino, componendo un'opera di scherma altrettanto valida e, curiosamente, con lo stesso titolo.
Nel Rinascimento, ormai, la supremazia della scherma italiana in Europa è un dato di fatto assodato. Nel contesto del trionfo delle sale d'arme italiane a livello continentale, la Scuola Bolognese costituisce la scuola più importante e prestigiosa d'Italia, ma anche, per quanto riguarda la seconda metà del secolo, la più ancorata alla tradizione e la più conservatrice.
Bisogna considerare che in questo periodo, ormai, l'uso bellico della spada è diventato trascurabile, e le armi da battaglia sono l'archibugio e la picca lunga. La spada quindi è riservata esclusivamente al duello e alla difesa personale in strada, e la scherma insegnata nelle sale d'arme si specializza solo su questo tipo di scontro, perdendo gradualmente la conoscenza di tecniche (colpi e parate di taglio),di armi (i vari tipi di scudo) e di situazioni (combattimento a cavallo o contro cavalieri, contro armi d'asta ecc.).
In quest'epoca, quindi, l'evoluzione della scherma si gioca tutta in Italia, e il resto del continente accorre per apprendere dai maestri della penisola come si combatte con la spada.
Nel corso del XVII secolo l'uso della spada per difesa personale in strada, viene ad avere sempre meno importanza, e verso la fine del secolo la lunga lama da accompagnare alla daga comincia ad essere vista come troppo ingombrante e vistosa per far parte dell'abbigliamento di un gentiluomo. L'uso marziale della spada viene ad essere sempre più confinato al duello tra nobili con regole codificate e prestabilite. Vi è quindi l'apparizione, dapprima più che altro come accessorio d'abbigliamento, di uno spadino adatto esclusivamente a colpire di punta, e ben più corto della spada.
Nel secolo XVIII la scuola francese si specializza su un gioco esclusivamente di punta, che rifugge dall'uso di armi secondarie come la daga, un gioco adatto al corto spadino che ormai tutta la nobiltà porta al fianco. La scuola francese risulta gradita alla nobiltà del tempo, e la scuola italiana entra, alla fine, in crisi.
I francesi riescono gradualmente ad imporre l'idea che sia scorretto utilizzare la daga o il pugnale in ausilio alla spada, e proibiscono addirittura, in duello, di toccare l'avversario con la mano sinistra per colpirlo o sbilanciarlo, come si era sempre fatto fino a quel momento. La scherma diventa quindi sempre più astratta, sempre più appannaggio esclusivo dei nobili, in sostanza, sempre più lontana da una vera preparazione al combattimento reale e senza regole finalizzato alla sopravvivenza.

Tratto dal sito della Scuola d’arme Achille Marozzo www.achillemarozzo.it

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